TRE ANNI SENSACIONAL

Oggi Sensacional compie 3 anni, ma sono poco più di due che la nostra Organizzazione è attiva nel panorama del non profit italiano ed internazionale. Penso che per noi sia arrivato il momento di fare delle valutazioni sul suo impatto in questo sistema, sul suo ruolo nella società come Onlus, sulla sua capacità di favorire un cambiamento concreto, coinvolgendo (e a volte stravolgendo) le coscienze e i punti di forza di tutti coloro che ne sono venuti a contatto, valorizzandone le specifiche conoscenze personali e professionali.

Non abbiamo rinunciato alla nostra forte volontà di innovare, di ristrutturare dall’interno i progetti di utilità sociale, ma abbiamo deciso di andare oltre, lavorando sul concetto stesso di “fare il bene”, tentando di farlo “bene”, anzi sempre meglio. Nel corso di questi tre anni ci siamo fatti contaminare ed abbiamo a nostra volta contaminato, con fiducia, apertura e propositività: siamo entrati a contatto con una infinità di organizzazioni, enti, fondazioni, amministrazioni pubbliche, piccole e medie imprese, multinazionali, banche, cooperative, consorzi, movimenti, partiti, università, congregazioni, missioni… coworking, cloud office, crowdfunding, network, incubatori, startup, riunioni, conferenze, festival, workshop, webinar… volontari, stagisti, militanti, cooperanti, progettisti, manager, valutatori, comunicatori, fundraiser, consulenti, smanettoni, grafici, artisti, filantropi, economisti, professori, business angels, mentor, evangelist, geni, teorici seri… e anche numerosi millantatori, per arrivare a capire che il nostro modello rimane forte, sano, attuale; che il cambiamento reale si raggiunge solo se si ha la capacità di fare un primo fiducioso passo in avanti, spingendosi oltre il proprio spazio conosciuto, incontrando quello di altri che, come noi, ma in maniera diversa, cercano di trovare soluzioni durevoli ai problemi di tutti. Così si crea un vero ambiente condiviso per il confronto e la crescita, quello in cui lavorare insieme ed essere contemporaneamente efficienti, efficaci, pragmatici, ma anche idealisti, sognatori, sperimentatori.

L’innovazione, quella vera, risiede in questo passo verso l’ignoto che tutti gli attori (stakeholder) del mondo della innovazione sociale devono imparare a fare, perché rappresenta la chiave per abbattere quelle barriere concettuali che non permettono ancora una collaborazione concreta, diretta e paritaria tra stato, imprese profit, organizzazioni non profit, mondo accademico e, soprattutto, cittadini. Quando tutte queste realtà si ritroveranno su un unico piano di lavoro a trattare del “bene comune” in termini sociali, ambientali, ma anche economici, un nuovo modello di società “sostenibile” sarà nato.

Il motore di tutto questo processo, ciò che spingerà ciascuno di noi a compiere determinate azioni in favore della comunità in cui viviamo, non può che essere legato a logiche di convenienza diretta, cioè al vantaggio che ciascuno dovrà poter trarre da tale cambio di approccio (finalmente proattivo) alla società civile. Senza la certezza di ottenere un miglioramento della nostra vita in termini sociali, ambientali o economici, non saremo spinti ad accettare coscientemente questa sfida. Lo sforzo principale del movimento dell’innovazione sociale deve quindi essere quello di ideare un sistema in cui tutti gli stakeholder ottengano vantaggi tangibili attraverso le loro azioni, i loro “passi in avanti”. Ci riusciremo?

Il cammino è lungo e tortuoso, è evidente, ma già ci sono molte avvisaglie che la strada intrapresa è quella giusta:

  • lo stato apre il proprio campo di azione alla partecipazione delle imprese ma anche alla cittadinanza attiva, dal basso, sfruttando in particolare l’innovazione tecnologica (es. smart city, democrazia diretta);
  • nelle aziende, si supera il concetto di responsabilità sociale d’impresa e si abbraccia quello del valore condiviso (corporate shared value), aprendosi ad un confronto sincero con la società civile (traendo da esso vantaggio commerciale);
  • si ristrutturano i processi industriali secondo i canoni della sostenibilità e della triple bottom line (es. certificati di emissioni di carbonio, risparmio di acqua nella produzione, valorizzazione dei talenti interni);
  • si generano distretti produttivi virtuosi, ad elevato impatto territoriale o di cluster (oggetto principale della Expo 2015 di Milano);
  • aumenta la forza ed il bacino d’utenza di sistemi economici alternativi a quello capitalista (es. economia sociale, sharing economy);
  • si sviluppano metriche di valutazione dell’impatto sociale e non solo di quello economico (es. SROI);
  • fioriscono centri in cui la conoscenza è condivisa e produce nuovo reddito (es. Barefoot College, incubatori di imprese sociali e startup);
  • crescono imprese sociali che fanno concorrenza nel mercato a quelle tradizionali (es. Toms);
  • si sfrutta l’innovazione tecnologica per abbattere le barriere infrastrutturali (es. mobile banking in Africa)
  • si preferisce investire, anziché donare (es. impact investing, filantropia strategica, social lending) in attività economiche ad alto valore sociale;
  • crolla il concetto di beneficienza, di carità fine a se stessa;
  • si interpreta il volontariato come una azione portatrice di valore economico, di nuove competenze, di creazione di reti durevoli nel tempo;
  • nascono organizzazioni non profit dalla elevata professionalizzazione, che si organizzano in maniera efficiente e promuovono la trasparenza in ogni processo (come Sensacional).

 

È analizzando tutti questi piccoli passi diretti verso un’unica direzione che la missione di Sensacional rimane ancora attuale, nonostante il passare del tempo: “dare forma ad idee innovative che nascono a livello locale, attraverso progetti sostenibili”.

Sensacional ci sta provando. Voi cosa state facendo per favorire il cambiamento?