Morirò idealista ma non sarò solo!

team

Articolo tratto da #TheWay di Uidu.

Quando un progetto sociale non funziona, non riesce, non ha successo, quando non soddisfa gli obiettivi generali e tantomeno quelli specifici, non raggiunge i risultati 1.A e 2.C, non rispetta il quadro logico, quando accade tutto questo la prima volontà di un qualsiasi project manager è quella di negare l’evidenza, di nascondere la testa sotto la sabbia, di rilanciare piuttosto che accettare la sconfitta, attaccandosi alla cieca speranza che “se aggiustiamo questo”, se “parliamo con quello”, se “interveniamo così e così” le cose si potranno modificare per il meglio. Perché chi fa questo mestiere i progetti non li esegue e basta, clinicamente: li vive, li sente dentro, si fonde con essi fino a non distinguere più il limite tra il professionale e il personale. Alla fine, è proprio questo l’ottovolante che rende il nostro lavoro unico ed inimitabile, inspiegabile a chi non lo sperimenta sulla propria pelle quotidianamente. Però, risulta fondamentale cercare di astrarsi un po’ dalla situazione che si sta vivendo per capire cosa ha portato a questo insuccesso, in modo che certe mancanze non si verifichino più e si possa sempre migliorare il proprio lavoro e, conseguentemente, l’impatto che si ha nelle comunità tramite i propri progetti.

Circa un mese fa Sensacional ha deciso di sospendere il progetto Sustainable Compost e mi sono trovato a vivere tutto ciò che ho descritto, incluso il buco nello stomaco che mi prende quando mi sento impotente, quando qualsiasi cosa cerchi di fare (e io sono una persona parecchio tenace!) risulta inutile. Ma analizzando lucidamente la nascita e lo sviluppo del progetto, decisamente innovativo in Italia, per non dire pionieristico, soprattutto nella disastrata Roma, bisogna ammettere che in Sensacional siamo stati troppo fiduciosi e abbiamo fatto il passo più lungo della gamba; sarebbe bastato fare delle attività più “convenzionali” per far passare alla storia il progetto come “innovativo”, anche se per noi non sarebbe stato abbastanza. Perché tutto è relativo nella vita: e allora quello che per noi è lento, per altri è velocissimo; quello che noi alcuni è ovvio, per altri è sorprendente, sensacionale.

Abbiamo dato per scontato tante cose, lo ammetto.

Abbiamo dato per scontato che il finanziatore credesse nel progetto così com’era e non volesse modificarlo a suo piacimento.

Abbiamo dato per scontato che le istituzioni, deficitarie nell’erogazione di alcuni servizi pubblici di base, facilitassero l’avviamento di attività in grado di compensare, almeno temporaneamente, queste loro mancanze.

Abbiamo dato per scontato che i residenti che ci avevano contattato per contrastare la condizione di degrado della zona (e in particolare il parco comunale in cui si è eseguito il progetto) partecipassero fisicamente e moralmente alle attività di sensibilizzazione e formazione gratuite a loro dedicate.

Abbiamo dato per scontato che le varie associazioni attive da anni nella zona partecipassero con slancio alle attività e diffondessero questa proposta nei loro network.

Abbiamo dato per scontato che i nostri partner di progetto sentissero il progetto come loro e se ne prendessero cura al pari nostro.

È vero: abbiamo dato per scontato tante cose. Ma è così assurdo averle date per scontate?

Io credo di no, ma i fatti mi dicono di sì. Facendo autocritica, penso che in Sensacional quello che abbiamo davvero sottovalutato sia stato l’abbrutimento a cui la nostra società è stata sottoposta negli ultimi 20 anni: il degrado ci è entrato sotto pelle senza che ce ne accorgessimo, né che potessimo in qualche modo reagire o controbattere. E così siamo diventati (tutti) indolenti, non lottiamo più, non siamo più mossi da ideali grandiosi, non crediamo più ai nostri sogni, non sappiamo più cosa sia giusto o sbagliato, non riusciamo più ad avere chiaro che ciascuno di noi può fare la differenza nella propria vita e in quella degli altri, se veramente lo vuole. Ci siamo spenti: è brutto leggerlo o sentirselo dire, ma la nostra condizione è peggiore rispetto a come la vediamo e bisogna sforzarsi di accettarla per poter invertire la rotta, in qualche modo.

Personalmente, non riesco a mollare, a fregarmene. Io continuo a crederci, e anche se mi sento un illuso (vedi sopra) non potrei vivere altrimenti. Nella redazione dei suoi prossimi progetti, però, Sensacional dovrà tenere estremamente conto di questa voragine sociale, di questa apatia diffusa, per fare in modo che chi non è ancora perso del tutto nel vuoto riesca a contribuire, col suo pezzettino, ad un cambiamento positivo della nostra realtà.